Riviste in via di estinzione
Ho cominciato a scrivere per le riviste di informatica nel lontano 2001, e anche se in modo discontinuo, ho avuto la fortuna di collaborare con quasi tutti più importanti editori del settore per circa dieci anni. Dai primi del duemila fino ad oggi, il settore ne ha viste di tutti colori.
Volendo semplificare il discorso, potremmo suddividere la storia dell’editoria informatica in tre fasi: una frenetica corsa all’oro da parte di editori che inseguivano (spesso a naso), argomenti e tecnologie modaiole. Un consolidamento delle realtà editoriali più solide, con la conseguente scomparsa di avventurieri e operatori improvvisati. Infine, una lenta ed inesorabile crisi, che ha progressivamente falciato molti titoli illustri, lasciando una pattuglia di irriducibili a presidiare le edicole.
Tra i protagonisti del settore ci sono le Edizioni Master: un editore che ha sempre curato contenuti, veste tipografica e distribuzione. Ma oggi anche i suoi titoli soffrono. Tralasciando tutta una serie di segnali che ho colto, a dicembre ha chiuso Internet Magazine, una delle ammiraglie storiche della casa editrice, e recentemente, anche la gloriosa ioProgrammo è diventata bimestrale.
La crisi delle riviste di informatica nasce dalla spietata concorrenza fornita dal web. Articoli tecnici gratuiti, sempre al passo con i tempi e spesso di livello professionale, sottraggono migliaia di potenziali lettori. Inizialmente, la qualità e la cura dei dettagli bastava ad arginare la concorrenza, ma a quanto pare, anche questa strategia non è più sufficiente.
A mio parere, queste difficoltà nascono anche da una grave miopia editoriale. Le Edizioni Master, come quasi tutti gli editori specializzati in divulgazione informatica, non hanno saputo confezionare prodotti in grado di competere con la rete. Il web 2.0 richiede una divulgazione cartacea capace di fornire contenuti esclusivi, nuovi modi di comunicare e un diverso approccio nei confronti dei lettori. Se non vogliamo che edicole italiane siano popolate solo da riviste rivolte ad un target di utonti, i vari editori farebbero bene a ripensare la loro politica editoriale. Ma un brivido alla base del collo mi dice che non cambierà nulla. Prepariamoci al peggio.