Come scegliere la giusta web agency

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Più volte nel corso degli anni sono incappato in clienti vittime di cattive web agency. Nella maggiora parte dei casi si trattava di servizi pagati cifre molto elevate ai quali corrispondevano numerosi disservizi. Per una questione di chiarezza, ci tengo a precisare che non mi sto limitando a pubblicizzare dynamicdesign, questo articolo va considerato come una lancia spezzata a favore dei tanti professionisti corretti attualmente in circolazione. In altre parole, le persone serie che lavorano in questo settore ci sono, basta saperle trovare. Ma per poter scegliere bene, bisogna saper escludere tutte le pecore nere. Di seguito elenco alcuni piccoli accorgimenti da seguire quando si valuta un webmaster o una società. Cominciamo con alcuni semplici suggerimenti basati sul buon senso:

  • Verificate se il webmaster o la società ha un sito ufficiale.
    Se non hanno nemmeno uno straccio di sito o leggete la scritta “lavori in corso” vita natural durante, avete seri motivi per preoccuparvi. Vuol dire che forse non sono chi dicono di essere o che se pure creano siti non li firmano. Forse perché li subappaltano? Forse perché ne fanno pochi? Forse perché non funzionano correttamente? Forse hanno mollato la creazione di siti e fanno altro? 
  • Verificate se il sito ufficiale ha i corretti prerequisiti tecnici.
    Quando il sito è online siamo a buon punto, ma è responsive? Gira bene su tutti i dispositivi? Le immagini si vedono correttamente? I link sono tutti attivi? Si carica in tempi decenti? Se non ha queste caratteristiche, vuol dire che non ci sono garanzie sulla qualità. Semplicemente, chi fornisce il servizio, potrebbe non conoscere il mestiere. 
  • Verificate se il sito ha i corretti prerequisiti fiscali.
    C’è la  partita iva nel footer? No? Allora il webmaster potrebbe lavorare con la ritenuta di acconto, e spesso, chi lavora in quel modo, potrebbe essere alle prime armi. Cosa di per se non necessariamente problematica: un webmaster alle prime armi – purché capace – può comunque risolvere i vostri problemi. Però è buona cosa valutare con attenzione qualche esempio di lavoro svolto. Viceversa, se chi ha realizzato il sito ufficiale, non ha la partita iva e non usa la ritenuta, vi trovate di fronte un’agenzia o un webmaster che svolge il lavoro in nero. Questo vuol dire che non può assumersi responsabilità nei vostri confronti tramite un contratto.  E in questo caso ci potrebbero essere problemi molto seri. 
  • Verificate se il sito rispetta la normativa sulla privacy.
    Sì ok, in realtà la situazione non è ancora ben definita. Sì ok, tranne le big company difficilmente il sito di “mario rossi caccia e pesca” sarà sanzionato per motivi di privacy, ma non si sa mai. E soprattutto, anche se il tuo cliente vuole rischiare, tu professionista hai l’obbligo di metterti in regola, dimostrando che sai come si fa.  
  • Verificate se il sito ha un portfolio.
    Qui è semplice: se il webmaster o la società che volete ingaggiare non ha un portfolio, vi trovate di fronte ad un codice rosso. Se invece i link non funzionano o peggio sono studiati per accreditare lavori farlocchi (cioè firmati da altri), dovete solo scappare a gambe levate e senza voltarvi. Ma proprio di corsa. Non scherzo.
  • Verificate se c’è corrispondenza tra quello che viene promesso nel sito e il portfolio.
    Ad esempio, volete un’app e tra i servizi offerti ci sono le app? Ottimo. Dove sono? Ci sono sullo store? Sono scaricabili? Funzionano? No? Allora vi stanno raccontando frottole. Rimettetevi le scarpe da ginnastica e ricominciate a correre.  

Altra questione riguarda il contratto che andrete a firmare. Piccolo inciso, il contratto è come il vangelo per un credente. E’ il sacro verbo, fonte di verità e contiene al suo interno tutte le risposte. Senza contratto è vero che non avete obblighi, ma non avete nemmeno diritti. In particolare, è importante chiarire alcuni nodi importanti:

  • Chi è l’intestatario del nome del sito? Voi o il webmaster?
    Se vi chiamate Mario Rossi, vi occupate di pesca e avete un dominio mariorossiarticoliperlapesca punto it, dovreste essere voi ad intestarvi il nome di dominio al nic e non il webmaster. Se non lo fate e dopo tot anni decidete di cambiare webmaster e/o servizio di hosting, vi potrebbero chiedere di pagare per riappropriarvi del vostro nome di dominio. Non sono un esperto in materia, ma a naso direi che in quel caso un giudice vi darebbe ragione, ma solo dopo aver speso un po’ di soldi in procedure legali.  
  • Chi si occupa della manutenzione ordinaria?
    Un sito, specie se è sviluppato tramite un cms, ha bisogno di una manutenzione costante. Ci sono il template,  i plugin e lo stesso cms che richiedono periodici aggiornamenti. E se un plugin non è compatibile con l’ultima versione del cms bisogna saper rimediare. Inoltre, sempre se non è attivo un servizio automatico fornito dall’hosting, sarebbe una buona prassi effettuare dei backup periodici del sito. In questo modo se un hacker dovesse giocare un brutto scherzo, potreste correggere la falla e risistemare tutto in breve tempo. Questa riflessione ci porta dritti al punto successivo.
  • In quali casi e per quanto tempo il webmaster o la web agency vi copre da eventuali malfunzionamenti?
    Ad esempio, se pochi mesi dopo la pubblicazione, un hacker si intrufola e mette al posto della home la foto di Lenin (è successo anni fa ad un mio cliente) il webmaster ha il dovere di ripristinare tutto? E se succede dopo due anni, durante i quali vi siete occupati voi e non il webmaster della manutenzione? O dopo tre? La risposta e nel vangelo chiamato contratto.  
  •  Chi ha i permessi di admin del cms (se è stato usato un cms) e le password per accedere al cpanel dell’hosting?
    Piccolo esempio: fate un corso di webdesign, oppure studiate un bel manuale dedicato all’argomento. Quando vi sentite pronti, decidete di modificare da soli la grafica del vostro sito.  Però, quando provate ad accedere come admin, scoprire di non avere tutti i permessi. 
    In genere i  webmaster possono: a) fornire dei privilegi limitati per impedire ai clienti di commettere disastri e dare tutte le credenziali amministrative solo su richiesta; b) consegnare tutte le password fin dall’inizio.
    In entrambi i casi, un buon contratto prevede sempre un disclaimer che responsabilizza il cliente. In altre parole, se il cliente usa le password amministrative e rompe involontariamente il sito, paga  la riparazione a parte.  Tuttavia sono aspetti che andrebbero decisi in fase di contratto.

Ci sarebbero altre cose da dire, ma rischierei di perdermi in noiosi tecnicismi. Insomma, morale della favola: scegliete interlocutori preparati, stipulate un contratto che chiarisca nero su bianco tutti gli aspetti e state lontani dai millantatori (che fanno dei danni a voi e rovinano la reputazione a noi). 

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