L’elefante di cui parlo non ha quattro zampe e una proboscide, ma un numero incalcolabile di parametri e un appetito insaziabile di dati. È l’argomento che ha monopolizzato il mondo dell’informatica: l’evoluzione delle intelligenze artificiali.
Oggi mi andava di condividere qualche riflessione scaturita da una chiacchierata con un amico, in particolare sul destino della formazione così come la conoscevamo un tempo.
Uno dei grandi punti di forza delle IA è la loro capacità di insegnare. Possono spiegare concetti tecnici, correggere codice, suggerire procedure, proporre esercizi, persino scrivere manuali su misura. Non a caso, molti siti “for dummies” e portali di apprendimento informatico stanno subendo il colpo. Nel giro di un anno, piattaforme anche molto note hanno iniziato a diradare gli aggiornamenti, vivacchiare come segnaposti polverosi o addirittura chiudere i battenti. Per la cronaca, la mia riflessione non riguarda questo blog, che continua a esistere per il solo gusto di condividere opinioni personali senza alcun tornaconto economico.
Io stesso ho sperimentato la cosa in prima persona. Questa estate, con il mio fidato ChatGPT, ho realizzato guide e mini-manuali personalizzati per imparare o approfondire nuovi linguaggi di programmazione. Basta specificare argomento, numero di battute e tono di scrittura, e l’intelligenza artificiale sforna in pochi minuti capitoli interi, completi di esempi e note tecniche. Se si è davvero disposti a studiare, le IA possono aiutare ad apprendere in settimane ciò che prima richiedeva mesi o anni. Idem con patate se (per fare un esempio) decidi di studiare un tool molto usato in Asia e poco documentato in Occidente. L’elefante nella stanza fagocita tonnellate di testi in cinese per poi restituirli nella tua lingua prima ancora di scrivere la parola “traduttore” su Google.
Come sanno i visitatori abituali del blog, tra il 2000 e il 2012 ho collaborato con diverse riviste di informatica da edicola. Ho vissuto quindi l’epoca d’oro e il lento declino dell’editoria tecnica. Alla fine di quell’esperienza esaltante, pensavamo che Internet avesse ridotto ai minimi termini tutte le pubblicazioni cartacee. E secondo alcuni osservatori, oggi le IA stanno semplicemente completando l’opera. Ma sarebbe troppo facile liquidare la questione così.
Se anche le riviste specializzate sono inequivocabilmente estinte, non credo che i manuali di informatica spariranno del tutto: qualcosa di molto settoriale continuerà a circolare ancora per un po’. E, almeno per qualche tempo, a resistere saranno sicuramente i video tutorial, perché mostrano visivamente passaggi pratici che le IA, al momento, non possono replicare in modo pienamente convincente. Del resto, provate a farvi guidare da una IA per imparare a gestire un tool. Purtroppo, non sempre i dati in possesso dei nostri amici cervelloni sono aggiornati. Otto volte su dieci ci sarà un menu che nella versione precedente del software si trovava in quel punto, ma che nella versione attuale è stato spostato o rinominato. Ma credo che anche questo punto debole, prima o poi, verrà risolto.
In conclusione, il bicchiere mezzo vuoto ci dice che l’era dei manuali sta finendo. Il bicchiere mezzo pieno, invece, ci dice che oggi chiunque può imparare quasi tutto digitando qualche prompt ben formulato. La differenza la fa sempre la mentalità: saper porre le domande giuste, riconoscere le risposte sensate e metterle in pratica.
Una volta, di fronte a certe richieste del tipo “Mi fai un gestionale?”, la mia risposta era: “Mi dispiace, non è il mio campo.” Adesso è: “Quanto tempo mi dai?”.
Discorso che ovviamente non vale per gli utonti. Per intenderci: quelli che vogliono la pappa pronta e non sono disposti a studiare. Per loro il bicchiere sarà sempre quasi vuoto.





